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In questa pagina la Siclimvet ha raccolto alcune proposte per formazione on line utili per l’aggiornamento professionale su argomenti di medicina interna e di legislazione veterinaria oltre che su soft skills.

Si avverte che si tratta di corsi e materiale didattico prodotto da terzi ed i link potranno subire degli aggiornamenti non comunicati alla nostra Società.

Vi saremo grati di eventuali segnalazioni in merito.

 

 Animali da reddito

MOOC sul “Benessere degli animali, biosicurezza negli allevamenti e igiene urbana veterinaria” - WEEK 1-4- Unibo

Sustainable Food Production Through Livestock Health Management

CORSO DI FORMAZIONE DEL VETERINARIO AZIENDALE - FNOVI

Dairy Production and Management

CORSO DI FORMAZIONE AMR ONE HEALTH  - FNOVI

ecografia internistica nell’ambito buiatrico - UNIPD

podologia buiatrica veterinaria - UNIPD

 

Animali da compagnia

MOOC sul “Benessere degli animali, biosicurezza negli allevamenti e igiene urbana veterinaria” - WEEK 5 - Unibo

 

 Farmacovigilanza e Farmacosorveglianza

LA NORMATIVA DELLA RICETTA VETERINARIA - RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA - FNOVI

DALLA SCELTA ALL’IMPIEGO CONSAPEVOLE DEL FARMACO NELL’ALLEVAMENTO BOVINO - IZSVE

 

Protezione animale

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER GUARDIANI E CONDUCENTI REGOLAMENTO 1/2005 (FAD) - IZSLER

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER MEDICI VETERINARI REGOLAMENTO 1/2005 (FAD) - IZSLER

PROTEZIONE DEGLI ANIMALI ALLA MACELLAZIONE - CARNI ROSSE - IZSLER

PROTEZIONE DEGLI ANIMALI ALLA MACELLAZIONE - CARNI BIANCHE

 

Utilizzo animali a fini scientifici

E-LEARNING MODULES IN LABORATORY ANIMAL SCIENCE

SPERIMENTAZIONE ANIMALE - CORSO BASE: DAL CONCETTO DELLE 3RS ALLA NORMATIVA VIGENTE - IZSLER

 

Soft skills

Gestire il cambiamento - unibo

Gestire il conflitto - unibo

 

Dal 18 al 20 marzo 2020 si svolgerà il corso di aggiornamento in Podologia Bovina.

Il corso è organizzato dal Centro di Ricerche Agro-Ambientali "Enrico Avanzi" In collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa.

E' rivolto ad allevatori, medici veterinari, tecnici del settore zootecnico, studenti di Medicina Veterinaria, Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali, Tecniche di Allevamento Animale ed Educazione Cinofila, Scienze Agrarie.

Responsabile Scientifico: Dr Loris de Vecchis.

Scarica la locandina con il programma completo e la scheda di iscrizione

 

Il 17 e 18 Dicembre 2019 si svolgerà la XVI Edizione del corso "Endoscopia Flessibile e Rigida dell'Apparato Digerente, Respiratorio, Urinario e Genitale nei Piccoli Animali", Presidente del Corso Prof. Marco Pietra.

Nella locandina del corso (scaricabile qui in PDF) il programma dettagliato e i contatti.

Endoscopia Flessibile e Rigida dell’Apparato Digerente, Respiratorio, Urinario e Genitale nei Piccoli Animali
Endoscopia Flessibile e Rigida dell’Apparato Digerente, Respiratorio, Urinario e Genitale nei Piccoli Animali - 17-18 Dicembre 2019

Vincitori premio Siclimvet 2019

Durante il Convegno annuale SISVET 2019 tenutosi a Olbia nel mese di Giugno, la nostra società ha premiato la migliore comunicazione orale presentata nella sessione Animali da compagnia, da reddito ed equini. La giuria composta dai diversi Chairman delle tre  sessioni ha decretato vincitori  il dott. Jacopo Guccione, la dott.ssa Irene Nocera e la dott.ssa Ilaria Lippi, basandosi sui criteri preliminari pubblicati precedentemente  (vedi articolo Premio Siclimvet 2019).

Il dott. Guccione, ricercatore presso l’Università di Napoli, ha parlato dell’effetto della somministrazione intramammaria di Cloxacillina nel periodo di asciutta, utilizzata a scopo preventivo per contrastare l’insorgenza di mastite nella specie Bufalina ( Presentazione Jacopo Guccione - SISVET 2019 ).

La dott.ssa Nocera, dottoranda presso l’Università di Pisa, ha mostrato l’utilità della valutazione di marker infiammatori in corso di patologie intestinali nel cavallo ( Presentazione Irene Nocera - SISVET 2019 ).

La dott.ssa Lippi, ricercatore presso l’Università di Pisa, ha mostrato i risultati relativi alla colonizzazione batterica di cateteri centrali in cani dializzati ( Presentazione Ilaria Lippi - SISVET 2019 ).

I vincitori riceveranno a breve un premio in denaro di 300 euro.

Tutto il comitato direttivo si congratula con gli autori del lavoro e con i vincitori per il risultato raggiunto.

Ad maiora!

Il comitato Direttivo della SIClimVet

La Siclimvet indice tre premi individuali di 300 euro cadauno destinato al Collega  che presenta il migliore contributo scientifico nell'ambito delle comunicazioni orali in ognuna delle seguenti categorie:

1) Animali da compagnia e non convenzionali;
2) Animali da reddito;
3) Equidi

Il giudizio verrà insindacabilmente espresso dai 4 Moderatori delle sessioni delle rispettive categorie di premialità.
I criteri di valutazione per ogni lavoro sono i seguenti (punteggio da 1-6):

1. INNOVATIVITÀ’;
2. ASPETTI TECNICI;
3. IMPATTO;
4. CHIAREZZA ESPOSITIVA;
5. DISEGNO SPERIMENTALE

Avranno diritto al premio solo le comunicazioni che raggiungano la valutazione minima di 24 punti.
Il valutatore è inibito a giudicare la comunicazione presentata da un Collega appartenente alla medesima sede.
In caso di pari merito verrà premiato il Collega più giovane dal punto di vista anagrafico.

L’attribuzione del premio è subordinata all'autorizzazione da parte del Vincitore a pubblicare sul sito della Siclimvet l'abstract del lavoro presentato.

Scarica il bando in PDF

Il termine colica, nel cavallo, viene usato per descrivere una sintomatologia riconducibile a dolore addominale. Questa dolorabilità è spesso associata a problemi del tratto gastrointestinale. Non ci dobbiamo però dimenticare che anche altri problemi possono dare una sintomatologia colica nel cavallo, come per esempio problemi del tratto uro-genitale, dolori muscolari e laminite. Queste sono conosciute come false coliche ma possono comunque avere una notevole importanza.
Ci sono più di 70 tipi di coliche intestinali e in media, 10 cavalli su 100 presenta una sintomatologia colica ogni anno. Inoltre, i dolori possono manifestarsi con lieve entità, passando quasi inosservati, ma possono anche essere molto forti e associati quindi a problemi molto gravi che possono mettere a rischio la vita del nostro cavallo.
Difatti la colica è una delle più comuni cause di decesso fra gli equidi, sebbene la prognosi sia nettamente migliorata negli ultimi anni. Questo perché le tecniche diagnostiche e terapeutiche sono andate sempre più ad affinarsi, riuscendo a garantire diagnosi sempre più precise, accurate e precoci che hanno determinato un approccio terapeutico tempestivo e adeguato.

Che cosa determina il dolore colico?Colica nel cavallo
Così come gli esseri umani, i cavalli sono molto sensibili a qualsiasi causa di dolore intestinale.
Le cause di dolore possono essere diverse, per esempio: si possono avere spasmi intestinali, meteorismo e distensione dei visceri, vascolarizzazione insufficiente dovuta per esempio alla dislocazione degli organi dalla loro normale sede addominale.

Quali sono i sintomi di colica nel cavallo?

I più comuni sintomi possono essere:

  • Casi di dolore lieve:
    • Arricciamento delle labbra,
    • Guardarsi il fianco,
    • Inquietudine,
    • Raspare;
  • Casi di dolore moderato:
    • Atteggiamento frequente di urinazione,
    • Giacere a terra per lungo tempo;
  • Casi di dolore grave:
    • Rotolamento,
    • Sudorazione,
    • Respiro veloce;

Cosa posso fare se sospetto una colica nel mio cavallo?

Ricordiamo che le coliche sono delle patologie che possono mettere a rischio la vita dell’animale. Questo deve suscitare un’attenzione e una sensibilità particolare da parte del proprietario del cavallo verso questo tipo di dolore.

Quando ci troviamo di fronte a un cavallo che manifesta sintomi che ci ricordano il dolore colico, occorrerà contattare al più presto il nostro veterinario di fiducia, al quale dovremo riportare scrupolosamente la sintomatologia alla quale ci troviamo di fronte.

In questo modo, il veterinario riuscirà ad inquadrare il problema in maniera rapida e abbastanza accurata, tale da poter dare un consiglio immediato al proprietario, per poter intervenire subito sul dolore del nostro amico.

Nelle situazioni di dolore lieve-moderato, può essere suggerito al proprietario di far camminare il cavallo per circa 10 minuti e valutare se la situazione nei 30 minuti successivi migliora, rimane uguale o addirittura subisce un peggioramento.

Difatti, spesso può accadere che si manifesti una sintomatologia evidente e grave, questo può portare il veterinario a decidere che il cavallo vada riferito immediatamente ad una struttura più specializzata che può dare al paziente delle cure più accurate, che in campo non si potrebbero fornire.Colica nel cavallo

In alcune situazioni, il trattamento chirurgico può essere l’unica soluzione possibile di intervento per risolvere l’episodio di colica. A maggior ragione, in queste occasioni il fattore più importante rimarrà la rapidità di intervento e di decisione nel riferire il cavallo in strutture specializzate. Il nostro amico potrà così avere le migliori chance di sopravvivenza in seguito ad una colica chirurgica.

In conclusione?!

Con queste premesse, risulta evidente come una precocità di intervento sia determinante nel garantire al nostro amico le migliori possibilità di ripresa dopo un episodio di colica.

Irene Nocera
DVM, PhD Student
Ospedale Didattico Veterinario “Mario Modenato”
Dipartimento Scienze Veterinarie - Università di Pisa
Tel. +39 340 9499961
E-mail: irene.nocera@vet.unipi.it

Gli animali selvatici hanno da sempre affascinato l’uomo e appaiono come i protagonisti di scene di vita quotidiana fin dalle prime testimonianze rupestri della nostra cultura. La fauna selvatica ha da sempre rivestito un ruolo fondamentale per la società, rappresentando una fonte di cibo, di vestiario e rivestendo il ruolo di musa ispiratrice per leggende e fiabe ancora oggi raccontate. Negli ultimi anni, la sempre maggiore importanza che viene riconosciuta alla salvaguardia dell'ambiente ha generato una fitta normazione per la soluzione dei problemi che affliggono la fauna selvatica e una crescente informazione e consapevolezza da parte dei cittadini sulla tutela di queste specie.

Fauna selvatica italiana

La fauna italiana è costituita da circa 57.422 specie di cui circa 56.168 invertebrati e 1.254 vertebrati. Fra le specie che più comunemente possono venire a contatto con l’uomo, o con le sue attività, possiamo annoverare gli ungulati selvatici, soprattutto caprioli e daini, i carnivori selvatici come lupi, volpi, tassi, e altri animali quali cinghiali, istrici e ricci.Fauna selvatica italiana

I motivi di incontro e, purtroppo, anche quelli di scontro, fra animali selvatici e cittadini sono soprattutto da ricercarsi nel costante incremento demografico di diverse specie, nella creazione di un fitto sistema viario e nel radicale riassetto del territorio rurale con la conseguente modificazione di gran parte degli ecosistemi esistenti. Ciò ha causato l’aumento delle interazioni tra la fauna selvatica, gli esseri umani e gli animali domestici, per lo più bestiame e cani da caccia. Tale fenomeno ha determinato, e continua a farlo, crescenti problematiche, sia per l’uomo, come i danni alle coltivazioni, l’aumento del rischio della trasmissione di patogeni e l’aumento di sinistri stradali dovuti all'impatto fra veicoli e animali selvatici, sia per il territorio, sia per le specie interessate.Fauna selvatica italiana

Le varie strutture Veterinarie, in convenzione con le Regioni a cui spetta la tutela e la responsabilità di azione nei confronti di queste specie, offrono servizi di soccorso e recupero della fauna selvatica locale H24. Le suddette attività si concentrano soprattutto in interventi su animali incidentati, feriti o imbrigliati poiché coinvolti in scontri con autoveicoli, o rimasti intrappolati in reti e recinti solitamente destinati alla protezione degli ortaggi e degli animali domestici.

Fauna selvatica italianaQuesti soggetti giungono spesso in condizioni critiche e necessitano di un pronto intervento e una stabilizzazione immediata, per poi riuscire a procedere con un iter diagnostico completo e una terapia adeguata ad ogni singolo caso. Il Veterinario, insieme agli Organi di tutela della fauna selvatica, valuterà quando sia possibile reimmettere il soggetto in natura e quando si renda necessario trasferirlo in riserve e aree dedicate a un più lento recupero.

Fauna selvaticaE’ fondamentale l’addestramento e la consapevolezza del personale, spesso composto da volontari e liberi cittadini, che recuperano e trasportano questi animali verso le strutture veterinarie competenti. Per prima cosa, occorre conoscere le differenze di specie per poter mettere in sicurezza l’animale e se stessi. In caso di recupero di un ungulato selvatico, per esempio un capriolo, è necessario sapere che questi animali sono soggetti a forti stress metabolici e muscolari dovuti alla cattura e al contenimento. Una benda sugli occhi minimizzerà l’agitazione e la paura dell’animale e sarà fondamentale non legare le zampe del soggetto, ma alloggiarlo in una apposita gabbia di cattura che sia contenitiva ma non costrittiva.Fauna selvatica

Un altro intervento veterinario frequente è quello legato all'incauta raccolta di cuccioli nell'habitat selvatico. Di nuovo risulta fondamentale conoscere la biologia delle singole specie al fine di evitare di intervenire in contesti non appropriati. I piccoli di cinghiale si allontanano poco dalla loro madre, mentre i cuccioli di capriolo e daino sono lasciati soli, a riposare in posti sicuri, anche per lunghi periodi dalle madri che possono così cercare il cibo. Questo allontanamento, però, è ben calcolato e una madre capriolo passerà spesso a controllare il suo piccolo, ricordandosi perfettamente dove lo ha nascosto. Toccare, o peggio prendere uno di questi cuccioli con l’errata convinzione che siano soggetti in difficoltà crea un danno all'ecosistema e soprattutto condanna il piccolo in questione, nella maggior parte dei casi, a rinunciare alla sua vita selvatica e a non poter più essere reintrodotto in natura.Fauna selvatica

L’uomo può dunque essere un valido aiuto per le specie selvatiche locali in difficoltà, ma deve agire con consapevolezza e in presenza di conoscenze adeguate. Per migliorare il proprio intervento, i cittadini possono rivolgersi alle strutture competenti per il loro territorio per ricevere tutte le informazioni necessarie. E’ inoltre utile avere sempre a portata di mano i numeri da chiamare in caso di necessità per allertare i professionisti competenti di ogni singola zona.

Dott.ssa Francesca Bonelli, MV, PhD, Ricercatore A
Ospedale Didattico Veterinario “Mario Modenato”
Dipartimento Scienze Veterinarie, Università di Pisa
francesca.bonelli@unipi.it

Big Data.
Machine Learning.
Artificial Intelligence.

La presenza di queste tematiche in ambito medico sta innegabilmente diventando sempre più pervasiva: la quantità e qualità di dati ed informazioni prodotti nella creazione e gestione dei processi medici, così come nel crescente livello di precisione degli esami, unitamente alla possibilità di “fare rete” tra professionisti senza più alcuna barriera fisica e/o geografica, richiedono infatti la necessità di viaggiare in direzione di una conoscenza che sia effettivamente utilizzabile, replicabile e condivisibile, così da alzare ulteriormente l’asticella della cosiddetta Evidence-Based Medicine.

Il settore sanitario (sia in ambito umano che veterinario in senso lato) ha sofferto nel passato, rispetto ad altri settori merceologici, un ritardo nel generale percorso di informatizzazione, purtuttavia oggi parlare Digital Health Ecosystem non è più un azzardo; ciononostante l’acquisizione della “conoscenza dei mezzi” (il famoso know-how) non può ritenersi un processo automatico né tantomeno spontaneo, bensì richiede la creazione di un’opportuna forma mentis che vada di pari passo e si amalgami con la “classica” e consolidata formazione medica.

Spingere l’ars medica ad affacciarsi al futuro richiede pertanto una rivalutazione del percorso didattico, allo scopo di arricchirlo con conoscenze per le quali le condizioni di “natività digitale” o di “millennials” non sono sufficienti. Lo studio dell’Informatica Medica – o meglio della Sanità Elettronica, più felice traduzione dell’espressione “Electronic Healthcare” – quale parte integrante del bagaglio di competenze che i discenti dovranno acquisire, va pertanto attuata non già tanto attraverso la somministrazione di tecnicismi, propri del contesto ingegneristico ma impropri rispetto a quello medico, quanto attraverso la comunicazione del ruolo e dell’impatto che le nuove tecnologie esercitano ed eserciteranno nella pratica medica: una presa di coscienza dei processi medici, maturata attraverso un’impronta ingegneristica, si pone dunque come chiave di volta per comprendere in definitiva ciò che si definisce come “Evoluzione congiunta di modelli organizzativi PER la gestione della salute, E di componenti tecnologiche che li abilitano o li potenziano”. In una sola parola: innovazione.

Il paradigma dell’One Health è già per le scienze mediche veterinarie una realtà consolidata, sia in termini di ricerca che di didattica. Il naturale step successivo si sostanzia quindi nel concetto di One Health Informatics, da intendere come “study of how health information is captured, transmitted and utilized for healthcare delivery in a syndemic scenario”.

Dai dati alla conoscenza attraverso l’apprendimento, e da questo allo sviluppo dell’intelligenza, ma anche, analogamente: dai Big Data al know-how attraverso il Machine Learning, e da questo allo sviluppo dell’Artificial Intelligence. Ripensare all’educazione medica adesso è il necessario viatico per avere una scienza veterinaria realmente “moderna” domani.

Per saperne di più, vi invitiamo al Convegno SISVET 2019.

Oscar Tamburis

Accanto ai più tradizionali animali da compagnia quali il cane ed il gatto, che comunque rimangono i pazienti più numerosi di un ospedale veterinario universitario (OVUD), abbiamo spesso la richiesta di effettuare visite cardiologiche su animali cosiddetti “non convenzionali”

Tra questi i serpenti Boa detengono, in genere, il primato come numero di ingressi all’interno di un OVUD (fig.1). Occuparci di questi rettili consente agli studenti che frequentano l’Ospedale di acquisire confidenza e manualità con una specie animale così differente da un amico a quattro zampe. Il cuore del serpente, infatti, ha una frequenza cardiaca molto inferiore a quella del cane e del gatto (30-40 battiti al minuto) ed un’organizzazione anatomica delle camere cardiache e dei setti assolutamente peculiare; in questi animali lo sviluppo del cuore, durante la fase fetale, sembra essersi fermato ad uno stadio evolutivo primordiale, diversamente da quello che del cane e del gatto, molto simile a quello che si osserva nella specie umana.

L’esame ecocardiografico evidenzia infatti due ventricoli comunicanti tra loro, nei quali il sangue ossigenato e quello non ossigenato si mescolano.

Anche altre specie non convenzionali possono essere oggetto di attenzione, in quanto il clinico medico possiede tutte le competenze professionali per poter affrontare problematiche di diversa origine che necessitano spesso della collaborazione di altre figure professionali quali in chirurgo e/o l’ostetrico. Non è inusuale ricoverare animali selvatici che provengono da parchi naturali ubicati in diverse regioni del nostro Paese.

Gli studenti e le diverse unità operative dell’Ospedale  sono coinvolti nella gestione multidisciplinare dell’iter diagnostico e/o terapeutico in collaborazione con  Colleghi Veterinari liberi professionisti specializzati in specie non convenzionali o provenienti da centri CRAS distribuiti sul territorio. L’esame ecocardiografico, eseguito dopo opportuna sedazione, costituisce spesso uno strumentale indispensabile per poter definire una diagnosi ed istituire una opportuna terapia. Non ci sono molti dati relativi al cuore di una tigre quindi, l’escissione di una neoplasia interscapolare in uno di questi grandi felini, che richiede ovviamente un’anestesia generale, ci  consente di  eseguire un accurato esame ecocardiografico (Fig.n.2)  Interessante è stata anche l’indagine ecocardiografica che abbiamo effettuato   in un canguro rosso femmina sedata per procedere all’estrazione di numerosi denti coinvolti in un processo degenerativo della mandibola (fig. 3); ancora, in un panda rosso risultato positivo agli angiostrongili (parassiti) oppure in un lemure affetto una grave insufficienza respiratoria dovuta ad un versamento pleurico, drenato proprio con l’ausilio dell’ecografia (fig.4-5).

Gli ospedali Veterinari Universitari Didattici possono quindi essere considerati dei punti di riferimento anche per le specie non convenzionali che devono necessariamente costituire una parte integrante della formazione dei futuri medici veterinari, così da poter essere, successivamente, una possibile fonte di lavoro in strutture specializzate in Italia e all’estero.

 

A Cura di Paola G. Brambilla
Reparto di Medicina Generale e Specialistica
Unità Operativa di Cardiologia
Ospedale Veterinario Universitario
Università degli Studi di Milano
Via dell'Università, 6 - 26900 LODI

La coagulazione (o emostasi) è un meccanismo naturale che interviene per evitare i sanguinamenti eccessivi. E’ composta da una fase primaria, durante la quale, in caso di necessità, piccole cellule presenti nel sangue (le piastrine), possono aggregarsi tra di loro e ridurre-interrompere temporaneamente un’emorragia; e da una fase secondaria, dipendente dai fattori presenti nel plasma, indispensabile per rendere stabile e duraturo il coagulo formato dalle piastrine. L’alterazione di una o entrambe le componenti (per esempio a seguito di avvelenamenti, malattie infettive, disturbi immunitari, carenze congenite, ecc..), può portare a sanguinamenti.

Pertanto, i sanguinamenti possono essere dovuti a:

  • Anomalia delle piastrine (alterazione della fase primaria):

Generalmente si manifesta con piccoli sanguinamenti dalle mucose (es. bocca, naso, stomaco-intestino e genito-urinarie). Nelle zone senza pelo si possono vedere piccole emorragie a forma di puntino rosso, dette petecchie o aree emorragiche più estese, dette ecchimosi. (Fig. 1)

Petecchie sull'addome di un cane
Fig. 1 - Petecchie sull'addome di un cane

Nel caso il cane presenti un sanguinamento esterno (es. perdita di sangue dal naso o epistassi, Fig. 2) è buona norma tamponare con del tessuto pulito e applicare del ghiaccio, per limitare e cercare di interrompere la perdita. Se l’emorragia non si arresta in tempi brevi (un paio di minuti) è meglio dirigersi verso il veterinario più vicino.

    • DIAGNOSI: per diagnosticare un problema piastrinico inizialmente
      Epistassi monolaterale cane
      Fig. 2 - Epistassi monolaterale cane

      si esegue una valutazione del loro NUMERO. Tale esame generalmente è possibile effettuarlo presso il proprio veterinario. Se questa prima valutazione non è sufficiente per giungere ad una diagnosi, è fondamentale valutare la FUNZIONALITA’ delle piastrine. Tale esame è in genere effettuabile solo presso alcune cliniche o centri di ricerca. Ad esempio, presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino vengono eseguite queste valutazioni utilizzando il PFA-100 e il Multiplate, str

      umenti in grado di evidenziare  le anomalie funzionali delle piastrine.

E anche possibile eseguire in laboratori specializzati la valutazione del fattore di von Willebrand che contribuisce all’aggregazione piastrinica e che può essere carente in alcune particolari razze canine (es. p

astore tedesco, barboncino, doberman pinscher, setter irlandese…).

  • Anomalia dei fattori della coagulazione (alterazione della fase secondaria):

La coagulazione del sangue è un processo complesso che coinvolge un grande

numero di fattori della coagulazione, proteine essenziali per la formazione del coagulo. La carenza dei fattori della coagulazione determina l’incapacità di formare coaguli stabili e, di conseguenza, la presenza di frequenti episodi emorragici. I sanguinamenti in questo caso possono essere più gravi, esterni o interni (emorragie toraciche, addominali e/o articolari), spontanei o conseguenti a traumi di lieve entità, o addirittura conseguenti ad avvelenamenti (veleni per topi). A seguito di eventi emorragici di una certa entità il cane può manifestare debolezza generalizzata, aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, addome disteso (emorragia in addome, ed anche zoppia (emorragia articolare). L’esame dei fattori della coagulazione consente al Veterinario di risalire alle cause degli episodi emorragici e quindi di valutare quale sia la terapia migliore.

    • DIAGNOSI: Il processo coagulativo è un processo di tipo dinamico; esistono infatti altri fattori in grado di dissolvere il coagulo in un processo noto con il nome di fibrinolisi. Nei soggetti sani infatti, dopo la riparazione del danno tissutale, il coagulo viene rimosso. L’equilibrio tra formazione e distruzione del coagulo assicura l’assenza non solo di sanguinamento eccessivo, ma anche l’eccessiva formazione dei coaguli, qualora questi non siano più necessari. Anche per identificare un problema dell’emostasi secondaria è necessario un esame del sangue. Di solito, nei test di primo livello, viene misurata l’attività dei fattori della coagulazione con test quali il tempo di protrombina (PT), il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) ed il dosaggio del fibrinogeno.  Esami più specialistici permettono di identificare problemi non rilevati dai tempi di coagulazione, come la l’ipercoagulabilità (o trombofilia)  o un eccesso di rimozione del coagulo (iperfibrinolisi).  Presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino abbiamo la possibilità di utilizzare il TROMBOELASTOMETRO e il GENERATORE DI TROMBINA, strumenti molto sensibili, utilizzati per la valutazione di alterazioni complesse dell’emostasi. Infine, è possibile eseguire in laboratori specializzati la valutazione dei singoli fattori plasmatici che intervengono nella coagulazione, perché anche i nostri animali soffrono di emofilia o altre carenze congenite.

Dott.ssa Barbara BrunoDott. Antonio Borrelli
Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino